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Immagine del redattoreFederico Caligiuri

Storia e statistiche sono utili per le nostre scelte di investimento?


"Succedono in continuazione cose che non erano mai successe prima." Scott Sagan.

Lo scrittore Morgan Housel (La Psicologia dei Soldi - Hoepli editore), cita Sagan per suffragare la sua tesi secondo la quale la storia non è assolutamente un mappa del futuro. "Fare troppo affidamento sui dati relativi al passato per prevedere le condizioni future in un contesto, quello finanziario, in cui l'innovazione e il cambiamento sono la linfa vitale del progresso", continua Housel, sono la fallacia dello storico-profeta. In effetti l'investimento non è una scienza esatta. E' un enorme gruppo di persone che prendono decisioni imperfette, sulla base di informazioni limitate, su questioni che avranno un impatto gigantesco sul loro benessere. Anche per me, il tema degli eventi passati che tendono a ripetersi, sono solo una sorta di traccia, quasi una bussola per orientarsi, ma non certo gli unici elementi su cui fondare una soluzione di investimento che poi andrà ad impattare sul futuro dei risultati. Leggasi il post sui redimenti passati scritto il 22 gennaio 2023. Tuttavia l'utilizzo dei dati statistici in materia di economia e finanza sono numeri che non possono essere ignorati, sopratutto se non si va troppo indietro nel tempo. Quello che sostengo sempre nei miei incontri con i clienti è che in un mondo governato da forze che mutano velocemente e su cui poco possiamo incidere, allora i numeri e gli obiettivi personali, sono un'ancora di salvezza a cui aggrapparci. D'altronde è così che ragiona un "Value Advisor" (consulente che si fida dei dati). Lo stesso Housel non rinnega la storia anzi sostiene che non bisogna ignorarla quando prendiamo decisioni sul denaro. "Ma c'è una sfumatura importante: più indietro torniamo nella storia, più generali devono essere le conclusioni da trarne. Questioni di ampio respiro.". A questo ragionamento vorrei aggiungere un elemento e cioè cosa penso delle previsioni. Queste si che hanno una rilevanza prossima allo zero. A maggior ragione quando parliamo di denaro e di dover allocare parte del nostro patrimonio nel complesso mondo della finanza. E' convenzionalmente poco produttivo e utile affidarsi a previsioni, per quanto articolate e suffragate da dati, report e ricerche. E più le previsioni si spingono aldilà nel tempo e minore sono affidabili. Insomma c'è una forte decorrelazione e quasi mai si avverano. Posto che è necessario analizzare dei dati macroeconomici e finanziari presi da fonti affidabili, ritengo che il tempo da non superare sia un trimestre al massimo due. Tuttavia sono affascinanti e molti investitori vengono infatuati come stessero leggendo l'oroscopo. Solo per darne un esempio vi riporto quali sono state le previsioni che rinomate e stimate case d'investimento hanno prodotto e pubblicato a fine 2021 su come avrebbe chiuso il 2022 l'indice azionario più importante e cioè lo S&P500 (indice rappresentativo delle 500 aziende più capitalizzate del listino americano).

Si passava dai 4.400 punti di Morgan Stanley ai 5.330 punti di Oppenheimer. Al 30.12.2022 il mercato ha chiuso a 3.843 punti!. Con questo non voglio screditare società di gestione blasonate e emeriti professionisti che tutti i giorni lavorano e studiano per fornirci le informazioni a cui tutti gli operatori attingono per fare le loro valutazioni. Tutto questo dimostra quanto sia impossibile prevedere il futuro.

Per il 2023? Eccole.

Abbiamo BNP Paribas che fa una previsione piuttosto nefasta a 3.400 punti. In pratica a -17,72% ai prezzi di chiusura del 3.2.2023 (4.132,3). Mentre The Leuthold Group piazza un 5.000 punti di puro ottimismo, e cioè +20,99% dai prezzi attuali. Chi avrà ragione?. Ai posteri l'ardua sentenza.


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